CBD ad uso orale, cosa cambia?

Il panorama normativo italiano ha subito, negli ultimi due mesi, cambiamenti significativi relativi al CBD ad uso orale. Inizialmente, il decreto Speranza del 2020 ha classificato il CBD ad uso orale come sostanza stupefacente, richiedendo la sua acquistabilità in farmacia solo su prescrizione medica. Tuttavia, questa decisione è stata successivamente sospesa dal Tar del Lazio, portando a una serie di impatti. Dal 20 settembre 2023, i negozi di cannabis light, sia online che fisici, non hanno potuto più vendere liberamente l'olio di CBD ad uso orale. Questo ha suscitato dibattiti e preoccupazioni, in quanto il decreto sembra non aver tenuto conto delle raccomandazioni internazionali, inclusa quella dell'Organizzazione Mondiale della Sanità, che considera il CBD ad uso orale sicuro e non una sostanza stupefacente. La sospensione del decreto è stata accolta positivamente da sostenitori del CBD, ma il settore della Cannabis Light in Italia continua a fronteggiare sfide economiche e sociali.La regolamentazione del CBD rimane un argomento in evoluzione.

Negli ultimi due mesi, il panorama normativo italiano è stato profondamente
segnato dall’ufficializzazione del decreto Speranza del 2020 da parte del

Ministro della Salute, Orazio Schillaci, che ha incluso il CBD ad uso orale nella lista delle sostanze stupefacenti, rendendone obbligatorio l’acquisto in farmacia solo su prescrizione medica e dalla
successiva sospensione dello stesso da parte del Tar del Lazio.

Questo decreto, entrato in vigore il 20 settembre 2023, aveva avuto un impatto significativo sull’economia del settore della Canapa in Italia, poiché da quella data in poi i negozi di cannabis light, sia online che fisici, non potevano più vendere liberamente l’olio di CBD ad uso orale.

La decisione del governo ha quindi scatenato una serie di cambiamenti significativi nel nostro Paese, sollevando dibattiti e preoccupazioni.
In questo articolo, esploreremo le implicazioni del decreto e gli ultimi aggiornamenti a riguardo, analizzando come influenzino il modo in cui viviamo e interagiamo con i cannabinoidi non psicotropi e come il CBD ad uso orale sia entrato già da tempo nelle nostre case.

Negli ultimi anni, l’interesse per il Cannabidiolo, meglio conosciuto come CBD, è cresciuto in modo esponenziale. Oggetto di molte ricerche scientifiche ha guadagnato popolarità per il potenziale
terapeutico
in una serie di condizioni mediche quali il dolore cronico, l’ansia, l’insonnia e l’epilessia. Sono proprio questi i punti che hanno suscitato un notevole interesse tra pazienti e i consumatori del CBD ad uso orale alla ricerca di alternative ai farmaci tradizionali.

Un punto di preoccupazione è il fatto che il nuovo decreto non abbia considerato il parere del Consiglio Superiore di Sanità, come previsto dalla normativa vigente. Questo solleva interrogativi sulla motivazione dietro il decreto e sulla possibilità che possano esserci interessi dietro questa decisione che vanno oltre la scienza e la salute pubblica.

È importante notare che l’Organizzazione Mondiale della Sanità, nel dicembre 2017, ha raccomandato a livello internazionale che il Cannabidiolo non dovrebbe essere considerato una sostanza stupefacente, in quanto sicuro. Questa raccomandazione è stata poi supportata dalla Corte di Giustizia dell’Unione Europea nel novembre 2020.

Marco Perduca ha dichiarato: “Il decreto non tiene conto delle raccomandazioni dell’Organizzazione Mondiale della Sanità né delle sentenze della Corte europea di giustizia che, da una parte, raccomandano l’accesso al Cannabidiolo terapeutico e, dall’altra, ritengono illegale la proibizione di prodotti riconosciuti come sicuri ed efficaci in altri stati membri dell’UE.”

Il mercato della Cannabis Light in Italia genera circa 150 milioni di euro all’anno,
offrendo lavoro a oltre 10.000 persone.
Tuttavia, con l’entrata in vigore del
decreto, si prospetterebbero non solo danni economici, ma anche sociali,
soprattutto per i piccoli rivenditori come le erboristerie e i negozi di cannabis
light. Inoltre, gli impatti si estenderebbero anche ai negozi online, i quali
dovrebbero navigare tra le linee guida per ridurre al minimo l’impatto. In
generale, tutte le aziende che hanno investito nella produzione, trasformazione
e commercializzazione del CBD si troverebbero ad affrontare le conseguenze di
questo decreto, portando con sé sfide significative per il settore e per
l’occupazione nel Paese.

CBD ad uso orale: sospensione del decreto

La sospensione del decreto ha avuto un impatto immediato sulla situazione dei

prodotti a base di CBD in Italia. Prima della sospensione, le forze dell’ordine
avevano iniziato a sequestrare tali prodotti nei punti vendita, in quanto la loro
detenzione era divenuta illegale. La sospensione ora permette di attendere
l’udienza di merito fissata per il 24 ottobre, dove si discuterà nel dettaglio la
questione.

L’Associazione ICI e altri sostenitori del CBD hanno accolto questa sospensione
come una vittoria importante. Essi ritengono che il decreto fosse un
provvedimento “antiscientifico, illogico e dannoso” per l’industria italiana della
canapa e per i cittadini che avevano tratto beneficio dall’uso del CBD.

Questo episodio mette in evidenza l’importanza del sistema giudiziario nel
garantire il rispetto delle leggi e delle normative. Tuttavia, solleva anche
domande sulla capacità del governo di redigere leggi adeguate e ben ponderate,
specialmente quando si tratta di questioni complesse come la regolamentazione
del CBD. La regolamentazione del CBD in Italia rimane un argomento di
discussione in evoluzione, e la sospensione del decreto rappresenta un
significativo sviluppo in questo dibattito in corso.

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Quali sono le vostre considerazioni a riguardo? Fateci sapere nei commenti cosa ne pensate!

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